mercoledì 2 novembre 2011

Social network, Internet, new media.

Social network, Internet, new media: tutti termini ormai entrati nel dizionario dei giovani odierni, intrappolati dentro questa “gabbia virtuale” che pure sembra così affascinante. In effetti, l’ingresso sulla scena di mercato di Internet ha sconvolto la vita di tutti noi: vedere il mondo da dietro uno schermo è un’invenzione epocale da una parte, dall’altra non può non suscitare terrore. Infondo, è un po’ come la rivoluzione copernicana, la legge sulla gravitazione universale: è un cambiamento drastico dello “status quo” vigente, con la differenza che il web non ha incontrato tante difficoltà nell’affermarsi, anzi…
Credo che Diderot e D’Alembert sarebbero rimasti ammutoliti nel vedere la loro voluminosa “Encyclopédie” proiettata su uno schermo spesso 3-4 cm e accessibile son un semplice “click”.
Tuttavia la diffusione della rete web è stata rapida e indolore proprio come le funzionalità che offre. Al giorno d’oggi se non si possiede un computer o un telefono cellulare con accesso internet, ci si sente come un marinaio in alto mare privo di bussola e cartina, persi.
Ma le novità per eccellenza, che hanno messo definitivamente i giovani della mia generazione seduti sulla poltrona con le mani su mouse e tastiera, sono i Social network, in particolare facebook. Il cosiddetto “libro delle facce”, l’ultima invenzione del giovane talento Mark Zuckerberg, ha preso piede in tutto il mondo grazie alla sua semplicità nell’offrire tutto il necessario. Il genio di Zuckerberg ha saputo interpretare alla grande le esigenze della gente che, da parte sua, ha accolto a braccia aperte questa nuova possibilità di tenersi in contatto con amici, parenti, conoscenti, condividere musica, video, immagini, link e chi più ne ha più ne metta. D’altro canto facebook permette di chattare con persone d’oltreoceano, oppure con parenti o amici con cui non si ha il tempo di interagire durante la stressante routine giornaliera.
Personalmente, l’utilità consiste anche nell’organizzazione di gruppi o eventi. Il gruppo della classe, per esempio, è un punto di riferimento per gli studenti assenti che possono così aggiornarsi sulle lezioni svolte e compiti assegnati; il gruppo sportivo, per tenere aggiornati tutti i membri su allenamenti e eventuali competizioni; gli eventi, come feste, compleanni ecc.. che ricoprono il ruolo di un vero e proprio memo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli adolescenti (e non solo) ne fanno un uso eccessivo o addirittura “nocivo”. Quando si torna a casa, dopo la mattinata a scuola, immediatamente si accende il computer e si apre face book, che rimane lì sullo schermo fino a tarda sera, quando si entra nel vivo delle conversazioni “chat”. In molti casi quindi i social network sono sinonimo di distrazione, che porta via tempo allo studio e alle relazioni pubbliche. Proprio su quest’ultimo punto, quello delle “public relations” si sono scagliate le critiche più pesanti. I giovani non sono più abituati ad un confronto “face to face”, ma preferiscono aggirare le situazioni con un messaggio inespressivo s face book, escamotage già in uso con gli sms. Inoltre i teenager sono in balia di una vera e propria gara a chi possiede più amici (quasi sempre persone sconosciute) sulla rete, come se la “popolarità” fosse sinonimo di grandezza personale. E’ così che una potenziale meravigliosa invenzione rischia di cadere nella banalità, nella mancanza di valori, nell’insipidezza e nell’ipocrisia.
Come se non bastasse, un altro genio, stavolta quello di Steve Jobs, ha saputo far “rialzare” gli stessi giovani dalle poltrone siglate face book, fornendoli di un aggeggio elettronico tascabile finissimo, l’i-pod prima, seguito dall’i-phone, fino ad arrivare all’i-pad, che porta le funzionalità del computer (compreso face book) al di fuori delle abitazioni, a portata di tasca per l’appunto.
Non solo, un’altra grande innovazione è quella dell’i-book, la libreria virtuale che permette di sfogliare libri su un touch-screen, molto più pratici. Ma mentre musica, immagini e video non hanno incontrato ostacoli nella leadership mondiale, l’i-book ha dovuto fare i conti con chi, come me, ama collezionare libri; con chi ha il bisogno di palpare la consistenza della carta, spesso ingiallita dagli anni; con chi non può fare a meno dell’odore inebriante d’antiquariato; con chi si esalta di fronte al semplice inchiostro nero accuratamente ordinato su una pagina bianca. Per questi motivi prendo come bandiera l’opera scritta da Umberto Eco: “Non sperate di liberarvi dei libri”.
A mio avviso, questa può essere l’unica critica rivolta a personalità quali Jobs o Zuckemberg. Per il resto, la tecnologia compie passi da gigante, mettendoci a disposizione tutto l’immaginabile, sta a noi farne un uso consapevole!

CC