“L’uomo ha in sé, silenziosamente, i paradossi della filosofia, perché, per essere davvero uomo, bisogna essere un po’ di più e un po’ di meno che uomo”. Così scrive Merleau-Ponty, spiegando perché la filosofia prende piede già nell’antica Grecia di Socrate. Essa, infatti, nasce come necessità, necessità di pensare, di dare delle risposte ai numerosi interrogativi che turbano l’animo umano. L’Agorà era la piazza nella quale avevano luogo i dibattiti filosofici della gente colta, che aveva come obiettivo quello di “sconfiggere” il nemico con il dialogo. Era quindi la dialettica il nucleo centrale della filosofia. Di conseguenza, se è vero che la filosofia è figlia del suo tempo, mentre prima Socrate e i Greci si chiedevano cosa fosse la giustizia o la virtù per far fronte alla loro idea primordiale di Stato, su cosa dovremmo interrogarci noi oggi?
Prima di fornire una risposta sensata, è d’uopo riscoprire la necessità di pensare, leggermente offuscata soprattutto nell’ultima dozzina d’anni, a causa dell’incombente avanzata di altre discipline, in particolare scientifiche, che, procedendo empiricamente, garantiscono maggiori certezze. Alla domanda “A che serve la filosofia?” molti risponderebbero esattamente come Giulio Giorello: “A niente, e a nessuno.” Questo perché in ambito sociale, politico ed economico la filosofia si mostra fragile, futile. In primo luogo dunque, è doveroso cambiare il modo di fare filosofia e soprattutto come fine a se stessa. La filosofia non deve più mirare al vero, ma all’utile, esattamente come sostenevano i sofisti e gli empiristi. I primi, in qualità di brillanti retori, recitavano discorsi al popolo indirizzandolo verso una determinata via prestabilita per il bene della comunità. I secondi, invece, erano uomini di scienza, che si servivano della filosofia per trovare un metodo scientifico da applicare negli esperimenti. Mentre il sofismo ne faceva un uso subdolo, l’empirismo dall’altro lato impiegava la filosofia per il progresso scientifico.
La società odierna dovrebbe quindi mirare ad emulare questi ultimi piuttosto che i primi, magari sorpassandoli. Tuttavia “la filosofia deve restare disciplina rigorosa, non una collazione di idee o citazioni edificanti”. Infatti il rischio è quello di cadere nella banalità del pensiero filosofico, senza riuscire a costruire nulla di nuovo. Giusta l’osservazione di Remo Bodei secondo il quale la filosofia è espressione sia del vassallaggio nei confronti della politica sia dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, che contribuiscono a globalizzare il pensiero, rendendolo piatto e saturo di luoghi comuni e frasi fatte. La soluzione non può essere alcuna se non quella di distaccarsi dalle credenze comuni, uscendo dagli schemi, ed iniziare ad impiegare il proprio pensiero per qualcosa di veramente utile alla società. “La filosofia si dispiega come libero esercizio del pensiero” afferma Giulio Giorello, e solo il libero pensiero del singolo individuo può illuminare la strada per il progresso collettivo. Per definizione, infatti, un pensiero comune rimane tale fin quando non arriva l’intuizione del singolo, che mostra il suo progetto alla società, risvegliandola dalle proprie convinzioni. Non si può però rimanere passivi aspettando il singolo individuo eroico che illumini la strada per uscire dalla caverna platonica, ma è necessario un ritorno all’Agorà e un maggiore spirito critico, la vera parola chiave per spalancare le porte a pensieri rivoluzionari e quindi al progresso. Nella democrazia in cui viviamo, il pensiero può davvero essere considerato il movente delle attività economiche e sociali, nonché di quelle politiche, basta solamente riscoprire la sua necessità provando per esempio, come invita Bodei, ad immaginare il nostro mondo senza di esso. Probabilmente statico e monotono. Sicuramente saremmo “ciechi meccanismi dell’oriuolo”, senza essere più consapevoli e in grado di modificare i meccanismi che regolano la società. Per evitare tutto questo si dovrebbe cominciare a pensare autonomamente (“Sapere aude”), tenendo però in considerazione il presente.
“In questo senso la filosofia è profondamente democratica.”
CC
Pensieri e Idee
UMBERTO ECO "Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto."
sabato 3 marzo 2012
mercoledì 2 novembre 2011
Social network, Internet, new media.
Social network, Internet, new media: tutti termini ormai entrati nel dizionario dei giovani odierni, intrappolati dentro questa “gabbia virtuale” che pure sembra così affascinante. In effetti, l’ingresso sulla scena di mercato di Internet ha sconvolto la vita di tutti noi: vedere il mondo da dietro uno schermo è un’invenzione epocale da una parte, dall’altra non può non suscitare terrore. Infondo, è un po’ come la rivoluzione copernicana, la legge sulla gravitazione universale: è un cambiamento drastico dello “status quo” vigente, con la differenza che il web non ha incontrato tante difficoltà nell’affermarsi, anzi…
Credo che Diderot e D’Alembert sarebbero rimasti ammutoliti nel vedere la loro voluminosa “Encyclopédie” proiettata su uno schermo spesso 3-4 cm e accessibile son un semplice “click”.
Tuttavia la diffusione della rete web è stata rapida e indolore proprio come le funzionalità che offre. Al giorno d’oggi se non si possiede un computer o un telefono cellulare con accesso internet, ci si sente come un marinaio in alto mare privo di bussola e cartina, persi.
Ma le novità per eccellenza, che hanno messo definitivamente i giovani della mia generazione seduti sulla poltrona con le mani su mouse e tastiera, sono i Social network, in particolare facebook. Il cosiddetto “libro delle facce”, l’ultima invenzione del giovane talento Mark Zuckerberg, ha preso piede in tutto il mondo grazie alla sua semplicità nell’offrire tutto il necessario. Il genio di Zuckerberg ha saputo interpretare alla grande le esigenze della gente che, da parte sua, ha accolto a braccia aperte questa nuova possibilità di tenersi in contatto con amici, parenti, conoscenti, condividere musica, video, immagini, link e chi più ne ha più ne metta. D’altro canto facebook permette di chattare con persone d’oltreoceano, oppure con parenti o amici con cui non si ha il tempo di interagire durante la stressante routine giornaliera.
Personalmente, l’utilità consiste anche nell’organizzazione di gruppi o eventi. Il gruppo della classe, per esempio, è un punto di riferimento per gli studenti assenti che possono così aggiornarsi sulle lezioni svolte e compiti assegnati; il gruppo sportivo, per tenere aggiornati tutti i membri su allenamenti e eventuali competizioni; gli eventi, come feste, compleanni ecc.. che ricoprono il ruolo di un vero e proprio memo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli adolescenti (e non solo) ne fanno un uso eccessivo o addirittura “nocivo”. Quando si torna a casa, dopo la mattinata a scuola, immediatamente si accende il computer e si apre face book, che rimane lì sullo schermo fino a tarda sera, quando si entra nel vivo delle conversazioni “chat”. In molti casi quindi i social network sono sinonimo di distrazione, che porta via tempo allo studio e alle relazioni pubbliche. Proprio su quest’ultimo punto, quello delle “public relations” si sono scagliate le critiche più pesanti. I giovani non sono più abituati ad un confronto “face to face”, ma preferiscono aggirare le situazioni con un messaggio inespressivo s face book, escamotage già in uso con gli sms. Inoltre i teenager sono in balia di una vera e propria gara a chi possiede più amici (quasi sempre persone sconosciute) sulla rete, come se la “popolarità” fosse sinonimo di grandezza personale. E’ così che una potenziale meravigliosa invenzione rischia di cadere nella banalità, nella mancanza di valori, nell’insipidezza e nell’ipocrisia.
Come se non bastasse, un altro genio, stavolta quello di Steve Jobs, ha saputo far “rialzare” gli stessi giovani dalle poltrone siglate face book, fornendoli di un aggeggio elettronico tascabile finissimo, l’i-pod prima, seguito dall’i-phone, fino ad arrivare all’i-pad, che porta le funzionalità del computer (compreso face book) al di fuori delle abitazioni, a portata di tasca per l’appunto.
Non solo, un’altra grande innovazione è quella dell’i-book, la libreria virtuale che permette di sfogliare libri su un touch-screen, molto più pratici. Ma mentre musica, immagini e video non hanno incontrato ostacoli nella leadership mondiale, l’i-book ha dovuto fare i conti con chi, come me, ama collezionare libri; con chi ha il bisogno di palpare la consistenza della carta, spesso ingiallita dagli anni; con chi non può fare a meno dell’odore inebriante d’antiquariato; con chi si esalta di fronte al semplice inchiostro nero accuratamente ordinato su una pagina bianca. Per questi motivi prendo come bandiera l’opera scritta da Umberto Eco: “Non sperate di liberarvi dei libri”.
A mio avviso, questa può essere l’unica critica rivolta a personalità quali Jobs o Zuckemberg. Per il resto, la tecnologia compie passi da gigante, mettendoci a disposizione tutto l’immaginabile, sta a noi farne un uso consapevole!
CC
Credo che Diderot e D’Alembert sarebbero rimasti ammutoliti nel vedere la loro voluminosa “Encyclopédie” proiettata su uno schermo spesso 3-4 cm e accessibile son un semplice “click”.
Tuttavia la diffusione della rete web è stata rapida e indolore proprio come le funzionalità che offre. Al giorno d’oggi se non si possiede un computer o un telefono cellulare con accesso internet, ci si sente come un marinaio in alto mare privo di bussola e cartina, persi.
Ma le novità per eccellenza, che hanno messo definitivamente i giovani della mia generazione seduti sulla poltrona con le mani su mouse e tastiera, sono i Social network, in particolare facebook. Il cosiddetto “libro delle facce”, l’ultima invenzione del giovane talento Mark Zuckerberg, ha preso piede in tutto il mondo grazie alla sua semplicità nell’offrire tutto il necessario. Il genio di Zuckerberg ha saputo interpretare alla grande le esigenze della gente che, da parte sua, ha accolto a braccia aperte questa nuova possibilità di tenersi in contatto con amici, parenti, conoscenti, condividere musica, video, immagini, link e chi più ne ha più ne metta. D’altro canto facebook permette di chattare con persone d’oltreoceano, oppure con parenti o amici con cui non si ha il tempo di interagire durante la stressante routine giornaliera.
Personalmente, l’utilità consiste anche nell’organizzazione di gruppi o eventi. Il gruppo della classe, per esempio, è un punto di riferimento per gli studenti assenti che possono così aggiornarsi sulle lezioni svolte e compiti assegnati; il gruppo sportivo, per tenere aggiornati tutti i membri su allenamenti e eventuali competizioni; gli eventi, come feste, compleanni ecc.. che ricoprono il ruolo di un vero e proprio memo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli adolescenti (e non solo) ne fanno un uso eccessivo o addirittura “nocivo”. Quando si torna a casa, dopo la mattinata a scuola, immediatamente si accende il computer e si apre face book, che rimane lì sullo schermo fino a tarda sera, quando si entra nel vivo delle conversazioni “chat”. In molti casi quindi i social network sono sinonimo di distrazione, che porta via tempo allo studio e alle relazioni pubbliche. Proprio su quest’ultimo punto, quello delle “public relations” si sono scagliate le critiche più pesanti. I giovani non sono più abituati ad un confronto “face to face”, ma preferiscono aggirare le situazioni con un messaggio inespressivo s face book, escamotage già in uso con gli sms. Inoltre i teenager sono in balia di una vera e propria gara a chi possiede più amici (quasi sempre persone sconosciute) sulla rete, come se la “popolarità” fosse sinonimo di grandezza personale. E’ così che una potenziale meravigliosa invenzione rischia di cadere nella banalità, nella mancanza di valori, nell’insipidezza e nell’ipocrisia.
Come se non bastasse, un altro genio, stavolta quello di Steve Jobs, ha saputo far “rialzare” gli stessi giovani dalle poltrone siglate face book, fornendoli di un aggeggio elettronico tascabile finissimo, l’i-pod prima, seguito dall’i-phone, fino ad arrivare all’i-pad, che porta le funzionalità del computer (compreso face book) al di fuori delle abitazioni, a portata di tasca per l’appunto.
Non solo, un’altra grande innovazione è quella dell’i-book, la libreria virtuale che permette di sfogliare libri su un touch-screen, molto più pratici. Ma mentre musica, immagini e video non hanno incontrato ostacoli nella leadership mondiale, l’i-book ha dovuto fare i conti con chi, come me, ama collezionare libri; con chi ha il bisogno di palpare la consistenza della carta, spesso ingiallita dagli anni; con chi non può fare a meno dell’odore inebriante d’antiquariato; con chi si esalta di fronte al semplice inchiostro nero accuratamente ordinato su una pagina bianca. Per questi motivi prendo come bandiera l’opera scritta da Umberto Eco: “Non sperate di liberarvi dei libri”.
A mio avviso, questa può essere l’unica critica rivolta a personalità quali Jobs o Zuckemberg. Per il resto, la tecnologia compie passi da gigante, mettendoci a disposizione tutto l’immaginabile, sta a noi farne un uso consapevole!
CC
giovedì 1 settembre 2011
Il basket…una filosofia di vita !!!
Gioco da quando ho 6 anni e credo sia impossibile smettere. Sembra strano, buttare tutta una vita appresso a un pallone quando ci sono sempre mille cose a cui pensare, alle quali non si può rinunciare… eppure è così. Chi gioca o chi ha giocato può comprendermi, il basket è una droga. Si, ma una bella droga, una droga anomala, non nociva, che silenziosamente ti accompagna e ti rimane fedele per tutta una vita. Di una cosa sono sicuro, che il pallone non mi tradirà mai.
Il basket aiuta a crescere e non solamente a livello fisico, come la maggior parte della gente pensa quando vede un “cristone” di 2 metri girare per strada, ma soprattutto a livello mentale, come uomo.
Essendo poi un gioco di squadra, il senso dell’amicizia, dell’umiltà e dell’altruismo vengono da sé, o meglio dovrebbero…
Si può dire che il Basket è un po’ una filosofia di vita, quella tipica di chi è disposto a compiere sacrifici per una “vittoria” di squadra, quella di chi vede nel pallone un mezzo di sfogo personale, quella di chi sa prendersi le sue responsabilità, magari quando mancano pochi secondi alla fine della partita, oppure anche quella di chi vuole mettersi in discussione, accettando sconfitte…insomma, il basket è emozione!!!! E fidatevi che anche se possa sembrare una banalità, non tutti sanno cogliere le emozioni che esso suscita. Bisogna essere esperti nel coglierle, e la via dell’esperienza è accessibile solamente con la passione. Senza passione non si va da nessuna parte! Alle volte si passa tutta l’estate, ogni santo pomeriggio al campetto, giocando a basket sotto il sole cocente, e no si smette fino a sera, quando il buio impedisce la visuale. Magari si perdono pomeriggi al mare con amici, questo è vero, ma la passione è passione, e non può essere soppressa.
Ricordo una notte, intorno alle 23, io ed un mio amico, sotto il cielo stellato, una palla e un canestro, nient’altro. Era stupendo, il rumore della palla contro il suolo, il formicolio delle gambe dopo 2 ore che giocavamo, il respiro secco prima di portare la palla in posizione di tiro, la frustata con il polso, e per ultimo quel suono spettacolare quando la palla entra senza toccare il ferro, sfiorando la retina. Poi la palla ricadeva a terra, e tutto ricominciava. Le gambe non reggevano più, ma si tirava avanti…si tirava avanti perché la testa non dava peso al dolore delle gambe, era concentrata sul pallone e sul canestro, era attenta al gioco, sempre vigile, ed era come se volesse risentire quel suono emesso dalla retina all’infinito. E’ già, quando si gioca si perde sempre la cognizione del tempo, o meglio, quando si gioca per passione!!!
Comunque è inutile che sto qui a descrivervi tutte le emozioni che si provano giocando a basket, non capireste!!! Però ci posso provare riportando un testo scritto da un allenatore:
Come spiegarti cos'è l'amore se mai hai indossato la maglia della tua squadra?
Come spiegarti cos'è il dolore se mai la sfortuna ti ha fatto inciampare in un terzo tempo?
Come spiegarti cos'è il piacere se non hai mai vinto un derby?
Come spiegarti cos'è piangere se mai hai perso una partita all'ultimo secondo per un fallo dubbio?
Come spiegarti cos'è l'affetto se mai hai accarezzato la palla con la punta delle dita per lasciarla dolcemente un terzo tempo?
Come spiegarti cos'è la solidarietà se non hai mai aiutato in una difesa personale?
Come spiegarti cos'è la poesia se mai hai messo una stoppata spettacolare o ti sei consacrato facendo un crossover tra gli avversari?
Come spiegarti cos'è l'amicizia se mai hai fatto un assist?
Come spiegarti cos'è la gioia se mai hai vinto un campionato?
Come spiegarti cos'è il panico se mai hanno pareggiato una partita che vincevi di 20?
Come spiegarti cos'è morire un poco se mai hai perso una finale?
Come spiegarti cos'è Tirare Insieme se mai hai giocato in una squadra?
Come spiegarti cos'è la solitudine se mai ti sei fermato sulla linea dei tiri liberi senza tempo e un punto sotto nel tabellone?
Come spiegarti cos'è lo sforzo se mai ti sei ammazzato per recuperare un pallone?
Come spiegarti cos'è l'egoismo se mai hai tirato quando dovevi passarla a chi era meglio posizionato?
Come spiegarti cos'è l'arte se mai hai inventato un assist spettacolare?
Come spiegarti cos'è la musica se mai hai cantato per incitare i tuoi compagni?
Come spiegarti cos'è l'ingiustizia se mai un arbitro ti ha rubato la partita?
Come spiegarti cos'è l'odio se mai hai perso la palla che ti ha fatto perdere la partita?
Come spiegarti cos'è la vita se mai hai Giocato a BASKET?
Beh, lo dicevo prima… il basket è una filosofia di vita.
La cosa più importante che ho imparato dal basket è che nella vita bisogna sempre attaccare il “ferro” dritto per dritto, senza farsi portare sul lato dove è più difficile poi “fare canestro”, e senza mai indietreggiare e concedere spazio, perché ci sarà sempre un “avversario” disposto a prenderselo!!!
CC
Il basket aiuta a crescere e non solamente a livello fisico, come la maggior parte della gente pensa quando vede un “cristone” di 2 metri girare per strada, ma soprattutto a livello mentale, come uomo.
Essendo poi un gioco di squadra, il senso dell’amicizia, dell’umiltà e dell’altruismo vengono da sé, o meglio dovrebbero…
Si può dire che il Basket è un po’ una filosofia di vita, quella tipica di chi è disposto a compiere sacrifici per una “vittoria” di squadra, quella di chi vede nel pallone un mezzo di sfogo personale, quella di chi sa prendersi le sue responsabilità, magari quando mancano pochi secondi alla fine della partita, oppure anche quella di chi vuole mettersi in discussione, accettando sconfitte…insomma, il basket è emozione!!!! E fidatevi che anche se possa sembrare una banalità, non tutti sanno cogliere le emozioni che esso suscita. Bisogna essere esperti nel coglierle, e la via dell’esperienza è accessibile solamente con la passione. Senza passione non si va da nessuna parte! Alle volte si passa tutta l’estate, ogni santo pomeriggio al campetto, giocando a basket sotto il sole cocente, e no si smette fino a sera, quando il buio impedisce la visuale. Magari si perdono pomeriggi al mare con amici, questo è vero, ma la passione è passione, e non può essere soppressa.
Ricordo una notte, intorno alle 23, io ed un mio amico, sotto il cielo stellato, una palla e un canestro, nient’altro. Era stupendo, il rumore della palla contro il suolo, il formicolio delle gambe dopo 2 ore che giocavamo, il respiro secco prima di portare la palla in posizione di tiro, la frustata con il polso, e per ultimo quel suono spettacolare quando la palla entra senza toccare il ferro, sfiorando la retina. Poi la palla ricadeva a terra, e tutto ricominciava. Le gambe non reggevano più, ma si tirava avanti…si tirava avanti perché la testa non dava peso al dolore delle gambe, era concentrata sul pallone e sul canestro, era attenta al gioco, sempre vigile, ed era come se volesse risentire quel suono emesso dalla retina all’infinito. E’ già, quando si gioca si perde sempre la cognizione del tempo, o meglio, quando si gioca per passione!!!
Comunque è inutile che sto qui a descrivervi tutte le emozioni che si provano giocando a basket, non capireste!!! Però ci posso provare riportando un testo scritto da un allenatore:
Come spiegarti cos'è l'amore se mai hai indossato la maglia della tua squadra?
Come spiegarti cos'è il dolore se mai la sfortuna ti ha fatto inciampare in un terzo tempo?
Come spiegarti cos'è il piacere se non hai mai vinto un derby?
Come spiegarti cos'è piangere se mai hai perso una partita all'ultimo secondo per un fallo dubbio?
Come spiegarti cos'è l'affetto se mai hai accarezzato la palla con la punta delle dita per lasciarla dolcemente un terzo tempo?
Come spiegarti cos'è la solidarietà se non hai mai aiutato in una difesa personale?
Come spiegarti cos'è la poesia se mai hai messo una stoppata spettacolare o ti sei consacrato facendo un crossover tra gli avversari?
Come spiegarti cos'è l'amicizia se mai hai fatto un assist?
Come spiegarti cos'è la gioia se mai hai vinto un campionato?
Come spiegarti cos'è il panico se mai hanno pareggiato una partita che vincevi di 20?
Come spiegarti cos'è morire un poco se mai hai perso una finale?
Come spiegarti cos'è Tirare Insieme se mai hai giocato in una squadra?
Come spiegarti cos'è la solitudine se mai ti sei fermato sulla linea dei tiri liberi senza tempo e un punto sotto nel tabellone?
Come spiegarti cos'è lo sforzo se mai ti sei ammazzato per recuperare un pallone?
Come spiegarti cos'è l'egoismo se mai hai tirato quando dovevi passarla a chi era meglio posizionato?
Come spiegarti cos'è l'arte se mai hai inventato un assist spettacolare?
Come spiegarti cos'è la musica se mai hai cantato per incitare i tuoi compagni?
Come spiegarti cos'è l'ingiustizia se mai un arbitro ti ha rubato la partita?
Come spiegarti cos'è l'odio se mai hai perso la palla che ti ha fatto perdere la partita?
Come spiegarti cos'è la vita se mai hai Giocato a BASKET?
Beh, lo dicevo prima… il basket è una filosofia di vita.
La cosa più importante che ho imparato dal basket è che nella vita bisogna sempre attaccare il “ferro” dritto per dritto, senza farsi portare sul lato dove è più difficile poi “fare canestro”, e senza mai indietreggiare e concedere spazio, perché ci sarà sempre un “avversario” disposto a prenderselo!!!
CC
mercoledì 17 agosto 2011
A volte capita di farsi una determinata idea di una cosa per poi scoprire
che è l esatto contrario....ma non per questo quella cosa va cestinata o
messa da parte, anzi va accettata cosi come si presenta, senza tentare di
mutarla...anche perchè in fondo questa è la vita no? Un insieme di cose
che vanno accettate, che devono essere accettate, altrimenti si rischia di
non essere accettati noi stessi dalla nosta vita stessa....e allora sono
cavoli !!!
Beh credo che, anche se pessimista, questa sia la spiegazione giusta! Anzi
scusate credo che questa sia la spiegazione migliore, perchè quella giusta
non la sapremo mai!!! Il fatto è che noi cogliamo ogni cosa senza
chiederci il perchè...ma giustamente non ce lo chiediamo perchè non
sappiamo la risposta...e quando la sapremo? In un altra vita o forse
mai!!! L unica certezza che abbiamo è che in questa vita non avremo mai
una risposta.
Noi definiamo il bambino ignorante perche non conosce e chiede il perchè di
tutto...e definiamo quindi noi stessi superiori al bambino perche sappiamo
molte piu cose...ma non è vero!!! Quando il bambino chiede "mamma che
è successo al
Nonno?" noi riapondiamo che è andato in cielo o che dorme per sempre o
una scusa simile perchè non sappiamo cosa veramente è accaduto al
nonno...ci possiamo solo accontentare di dire che è morto!!! Certo questo
è un caso estremo ma anche se il bambino chiedesse "mamma perchè
questo coso è un divano?" non non sapremmo rispondere lo
stesso...perchè da sempre ci viene fornita la parola divano all oggetto ma
non sappiamo perchè si chiami in quel modo o perchè proprio quell oggetto
è un divano e non un altra cosa!!!
Ma purtroppo queste non sono domande da porre... si vive bene lo stesso
senza sapere perchè questo coso dove si sta seduti si chiama divano...e
sono sicuro che la maggior parte di quelli che leggeranno questi appunti,
penseranno che io sia uno sciocco a star appresso a queste stupidaggini
perchè abbiamo delle certezze impostate nel nostro essere, che non possono
essere intaccate o mutate da dei stupidi appunti di un misero sciocco !!!
che è l esatto contrario....ma non per questo quella cosa va cestinata o
messa da parte, anzi va accettata cosi come si presenta, senza tentare di
mutarla...anche perchè in fondo questa è la vita no? Un insieme di cose
che vanno accettate, che devono essere accettate, altrimenti si rischia di
non essere accettati noi stessi dalla nosta vita stessa....e allora sono
cavoli !!!
Beh credo che, anche se pessimista, questa sia la spiegazione giusta! Anzi
scusate credo che questa sia la spiegazione migliore, perchè quella giusta
non la sapremo mai!!! Il fatto è che noi cogliamo ogni cosa senza
chiederci il perchè...ma giustamente non ce lo chiediamo perchè non
sappiamo la risposta...e quando la sapremo? In un altra vita o forse
mai!!! L unica certezza che abbiamo è che in questa vita non avremo mai
una risposta.
Noi definiamo il bambino ignorante perche non conosce e chiede il perchè di
tutto...e definiamo quindi noi stessi superiori al bambino perche sappiamo
molte piu cose...ma non è vero!!! Quando il bambino chiede "mamma che
è successo al
Nonno?" noi riapondiamo che è andato in cielo o che dorme per sempre o
una scusa simile perchè non sappiamo cosa veramente è accaduto al
nonno...ci possiamo solo accontentare di dire che è morto!!! Certo questo
è un caso estremo ma anche se il bambino chiedesse "mamma perchè
questo coso è un divano?" non non sapremmo rispondere lo
stesso...perchè da sempre ci viene fornita la parola divano all oggetto ma
non sappiamo perchè si chiami in quel modo o perchè proprio quell oggetto
è un divano e non un altra cosa!!!
Ma purtroppo queste non sono domande da porre... si vive bene lo stesso
senza sapere perchè questo coso dove si sta seduti si chiama divano...e
sono sicuro che la maggior parte di quelli che leggeranno questi appunti,
penseranno che io sia uno sciocco a star appresso a queste stupidaggini
perchè abbiamo delle certezze impostate nel nostro essere, che non possono
essere intaccate o mutate da dei stupidi appunti di un misero sciocco !!!
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